MINISTERO DELL'ISTRUZIONE

 Liceo Scientifico Statale Galileo Galilei - Catania 

Nell’ambito delle attività di insegnamento dell’Educazione Civica e di Ed. alla Legalità, sabato 23 novembre, gli studenti delle classi terze hanno  partecipato all’incontro  in Aula Magna sulla violenza di genere. L’incontro è stato introdotto dalla referente alla Legalità, prof.ssa D. Murabito, che ricorda il brutale assassinio delle sorelle Mirabal, attiviste domenicane uccise nel 1960 durante il regime di Trujillo, un evento che scatenò una rivoluzione culminata nella caduta della dittatura. La violenza rappresenta una  grave violazione dei diritti umani. Oggi, sottolinea la referente, è importante porre l’attenzione su questo fenomeno che, purtroppo, è molto diffuso e rimbalza quotidianamente tra i fatti di cronaca.  La violenza è consumata ovunque, tra le mura domestiche, sul posto di lavoro e si può presentare sotto diverse forme: violenza psicologica, economica e sessuale. A seguire, l’intervento della Dott.ssa Felicioli (Presidente dell’Associazione Insieme per la vita) che parla della violenza  come fenomeno subdolo che si allarga sempre di più, fino a trasformarsi in una spirale che può portare a conseguenze sempre più violente e drammatiche. Le violenze sono spesso sommerse perché non denunciate. Serve coraggio per agire. Le richieste di supporto ai centri antiviolenza sono in aumento. Questo dato, se da un lato è preoccupante, dall’altro mostra che sempre più donne stanno imparando a riconoscere la violenza e stanno iniziando ad agire per proteggersi. Inoltre, durante l’incontro, abbiamo avuto l’occasione di ascoltare le testimonianze di due donne vittime di violenza.

Clementina, istruttrice di taekwondo, ha raccontato come le sue abilità l’abbiano salvata da un’aggressione. Dopo tre anni in una relazione e un anno di stalking da parte del suo ex, è stata attaccata nella sua casa a notte fonda. Grazie alle sue capacità è riuscita a salvarsi la vita. Clementina ha dichiarato che il suo più grande errore è stato sottovalutare i comportamenti abusivi del suo ex, tendendo sempre a trovare una giustificazione. "L’amore è amare se stessi e riconoscere ciò che è sbagliato. Serve coraggio per fermare la violenza".

Giovanna Zizzo, madre di Lauretta uccisa a 12 anni dal padre, ha raccontato della tragica spirale di violenza e di vendetta che ha provocato la morte della figlia. Aveva conosciuto suo marito a 13 anni e a 20 si sposarono. All'inizio sembrava tutto perfetto ma a poco a poco si trovò davanti una persona totalmente diversa da quella che conosceva. Lui cambiò quando lei gli disse che era incinta. Si pietrificò e lui le disse:"La nostra vita è finita", una reazione inaspettata che Giovanna oggi identifica come il primo segnale di ciò che sarebbe diventata in seguito la loro relazione. La prima forma in cui si presentò la violenza fu quella economica. Giovanna non poteva assolutamente gestire il proprio denaro. I pochi soldi che venivano concessi erano quelli per la spesa. Sapeva che le azioni di suo marito fossero sbagliate ma non agì. È stata succube perché pensava di amarlo e a poco a poco rimase sola. Anche quando scoprì il tradimento di suo marito rimase chiusa. ‘’Ma d'altronde, senza soldi e con 4 figli dove potevo andare!’’. L'unica amica che le rimase le disse "E che fa, vogliamo sfasciare un’altra famiglia?"

Si ritrovò a precipitare in una spirale di depressione. Quando finalmente Giovanna riuscì a chiedere a suo marito una pausa lui sembrò accettare e si proposero di ricominciare dopo l'estate, ma il 22 agosto lui decise di punirla "per aver sfasciato la loro famiglia", pugnalando a morte la figlia di 12 anni. Lui oggi è in carcere, è stato punito con l'ergastolo, ma le ferite, le sue, quelle dei suoi figli e quelle di migliaia di donne che vivono ogni giorno queste situazioni rimarranno aperte.

In conclusione, l'avvocato penalista Loredana Maggiore ha evidenziato i passi avanti compiuti dalla legislazione italiana: dal reato di stalking introdotto nel 2009, fino al Codice Rosso del 2019, che ha inasprito le pene per crimini come il revenge porn e la deformazione fisica. La legge prevede anche il supporto obbligatorio per le vittime e il loro allontanamento immediato dai carnefici. Tuttavia, come dimostrano i tragici fatti di cronaca, la strada da percorrere è ancora lunga.

Al termine dell’incontro, gli studenti della classe 3N hanno reso omaggio alle vittime di femminicidio attraverso la lettura di un manoscritto dal titolo “Rosso come il cuore,  due studentesse della classe 3 E hanno letto un  manoscritto che parla della storia di una studentessa che subisce violenza dal maestro, la studentessa della classe 3M ha recitato il monologo di Paola Cortellesi che l’attrice aveva interpretato in occasione della premiazione dei David di Donatello nel 2008,  due studentesse della classe 3 C hanno letto una poesia di Alda Merini, gli studenti della classe 3 Q hanno raccontato la storia di violenza subita da una pittrice italiana durante il 1600, una studentessa della classe 3 R ha recitato un monologo da lei scritto in cui ha immaginato di dare voce a sentimenti e riflessioni  di Melania Rea, vittima di femminicidio fino alla realizzazione del cortometraggio dal titolo “Sicura con me”.

Per noi alunni del terzo anno, l’incontro è stato coinvolgente. Ogni storia, ogni testimonianza, ogni dato ci ricordano che la violenza sulle donne è una tragedia che non riguarda solo le vittime, ma l’intera società. Intervenire, parlare e sensibilizzare sono un dovere collettivo. Come ha detto Giovanna Zizzo, "il delitto più grande è restare in silenzio".

Giorgio Polizzi, 3 B

  “Sicura con me”     Rosso come l'amore