Sensibilità. Inclusività. Possibilità. Comunicazione. Sogni. Sono queste le parole chiave in grado di riassumere parte di ciò che è stato il seminario svoltosi durante la Giornata Nazionale delle Persone con Sindrome di Down, tenutosi in data 4 Ottobre presso il Castello Ursino di Catania. All’incontro erano presenti dottori, relatori, psicologi e logopedisti, tutti riuniti con lo stesso scopo: diffondere un messaggio di speranza, attenzione e cura nei confronti, delle persone con sindrome di Down.
La sindrome di Down, o trisomia 21, è una condizione cromosomica che comporta a chi ne è affetto un ritardo, già da bambino, dello sviluppo fisico e mentale. Non essendovi una cura effettiva, è necessario sin da piccoli intraprendere un percorso riabilitativo, per permettere alla persona di poter sviluppare le proprie capacità al massimo. Più di ogni altra cosa è essenziale che la società sia disposta a mettersi in gioco per favorire la diffusione di un concetto di uguaglianza nei confronti delle diversità che ci circondano, da considerare come una ricchezza in più per la comunità in cui si vive. Il decreto 6224 riguardante la vita delle persone con disabilità è finalizzato a veicolare questo messaggio al meglio: stabilisce infatti l’abolizione di termini quali “handicappato” quando ci si riferisce a persone con disabilità, che possono assumere una connotazione offensiva se usati in maniera impropria. Questo è solo uno dei tanti strumenti che possediamo per far sì che si possa, come società, assumere un atteggiamento più accogliente e una maggiore apertura mentale. “Non bisogna aspettare che siano gli altri a fare il primo passo, ma tocca a noi iniziare a costruire una società più inclusiva, ricca di sensibilità”, queste le parole della psicologa Mariagrazia Portuese. Ciò da cui si deve partire però è riconoscere l’importanza della comunicazione, nella quale ad oggi si è molto fragili. Comunicare, infatti, è vivere. Per persone come quelle affette da sindrome di Down, il linguaggio risulta estremamente difficoltoso, di conseguenza è fondamentale dar loro voce. A spiegare come fare è stata la dottoressa Carla Di Francesco, vicepresidente dell’albo dei logopedisti di Catania. Le tre maniere in cui si deve intervenire sono la prevenzione, la valutazione e il trattamento riabilitativo, da mettere in atto sin dalla nascita collaborando coi genitori, in modo da ottimizzare le possibilità di sviluppo del bambino.
La comunicazione però non si limita soltanto alle parole, ma comprende anche i gesti e le espressioni, che sono utilissimi per i genitori di bambini con la sindrome di Down, per poter interpretare richieste e desideri dei figli. Al di là dell’aiuto medico che si può dar loro, un impatto effettivo nella società è dato dal lavoro di quelle associazioni finalizzate all’abbattimento di muri di ignoranza e superficialità.
Un esempio tangibile di tale impegno è dato dalle associazioni CAA e ISAAC ITALY, la cui storia è stata raccontata dalla dottoressa Maria Modica. La CAA, acronimo di “comunicazione aumentativa e alternativa”, è l’insieme di metodi e tecniche messe in atto per garantire il diritto alla comunicazione a coloro i quali hanno difficoltà a esprimersi in maniera verbale, e per permettere loro la possibilità di acquisire un ruolo sociale. ISAAC ITALY invece, la quale fa capo ad ISAAC INTERNATIONAL, promuove l’importanza della comunicazione sostenendo il diritto di ogni persona di influenzare le condizioni della propria vita, di chiedere, rifiutare, scegliere, comunicare ed essere ascoltato. Cuore dell’incontro sono stati poi gli interventi di coloro i quali, vivendo quotidianamente situazioni simili, hanno deciso di farsi avanti, condividendo la propria esperienza in collaborazione con CAA e ISAAC.
Ad intervenire è stato infine un parroco dell’oratorio di Acireale, padre Carmelo: anche lui, in collaborazione con la CAA, ha espresso l’importanza della formazione, dell’inclusione e del sostegno, al fine di garantire una convivenza felice e una crescita consapevole dei ragazzi. Ad oggi, il percorso che va fatto, e il messaggio che va divulgato nella società odierna è questo: bisogna essere in grado di vedere oltre. Vedere oltre quelle che sono le apparenze, vedere oltre le difficoltà, le differenze. Basta poco infatti per rendersi conto che, anche persone apparentemente distanti da noi, ci assomigliano tanto: quello che accomuna ognuno di noi sono i sogni, i desideri, le speranze. Sono questi gli elementi che devono permetterci di crescere insieme, ricchi di amore per il prossimo e di tanto rispetto nei confronti della bellissima diversità che ci circonda.
Alessia Lizio IV N